Mercoledì 5 marzo 2014 Semper ospita Guido Mazzoni, che appartiene alla generazione dei poeti italiani nati negli anni Sessanta. Interviene Massimo Rizzante.
Vi aspettiamo alle 16:00 presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia
Via Tommaso Gar, 14 38122 Trento
AULA 004
Qui la locandina.

Le prime poesie di Guido Mazzoni (1967) vengono pubblicate su “Paragone” nel 1991. La sua prima raccolta è La scomparsa del respiro dopo la caduta. (1988-1991), ospitata nel Terzo quaderno italiano di poesia contemporanea (Guerini e Associati, 1992), a cura di Franco Buffoni. Negli anni successivi nuovi testi di Mazzoni escono su “Nuovi Argomenti”, “Versodove” e “Trame”; alcune traduzioni su “Testo a fronte”. Il 2010 è l’anno di I mondi (Donzelli): vi confluiscono nuove versioni di vecchi testi, poesie inedite, alcune prose. A novembre 2013 sette testi di un libro in fieri (il titolo provvisorio è Totalità e frammenti) vengono pubblicati sul sito Leparoleelecose. Saranno seguiti da nuovi inediti sul sito Formavera e sul Sole24Ore (febbraio 2014).
Intanto Mazzoni pubblica saggi di teoria e sociologia della letteratura. Per quanto riguarda gli studi sulla poesia, vanno ricordati almeno Forma e solitudine (Marcos y Marcos 2002) e Sulla poesia moderna (Il Mulino 2005). La scrittura saggistica e quella poetica si intrecciano. Questo non vuol dire che le poesie traspongano in versi il discorso teorico in modo meccanico, né che siano una dimostrazione di bravura tecnica (metrica e retorica). Al contrario, i primi testi di Mazzoni sono scritti “sotto il velo della regressione e dello straniamento”, perché condividono “la stessa fobia della lirica, di origine neoavanguardistica, che alcuni poeti miei coetanei hanno conservato nel corso dei decenni” (sono parole tratte da un suo commento a Totalità e frammenti). I Mondi è un’opera apparentemente più tradizionale: viene usata quasi sempre la prima persona; chi scrive parla di esperienze autobiografiche; non mancano le citazioni o i rifacimenti ad autori come Fortini, Montale, Sereni. Tuttavia Mazzoni non si serve dei versi (e della poesia in prosa) per descrivere una biografia emotiva, ma piuttosto per dare forma ad esperienze di tipo intellettuale. I mondi sono quelli delle “monadi che ci proteggono” (AZ 626). Chi scrive è fra loro, vive sulla superficie (“Tu però vivi sulla superficie, tu sei la superficie”), parla di uno squilibrio permanente tra le cose. Quando rappresenta se stesso in modo straniato, come guardandosi dall’esterno, mentre segue discorsi senza importanza ad una cena(Superficie, Generazioni), si sofferma sui tetti di una metropoli (I mondi), fissa i parcheggi di una periferia (Parcheggio) prende un treno e prosegue oltre l’ultima fermata dopo una notte con una donna (Étoile); oppure quando descrive il confronto implicito fra due madri al parco (Essere con gli altri) o l’avventura erotica di una studentessa Erasmus (Croydon), Mazzoni non fa leva sul potere evocativo delle parole, né sulla loro carica emozionale. Piuttosto, indica e suscita una riflessione. Questo avverrà ancora di più nelle poesie successive ai Mondi. Nei pochi testi diffusi fino ad ora la prima persona si alterna alla terza, il soggetto corrispondente all’autore si confonde fra gli altri; si alternano versi, prose e traduzioni. Quel che rimane costante è il tentativo di rappresentare un’esperienza di confine, dove sembra di vedere “le schegge di una vita qualsiasi che esplodono” (La forma del ricordo).